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P. Anavio Pendenza ci ha lasciati.
Oggi, 20 marzo 2018, si è spento dopo una malattia scoperta la scorsa estate che in pochi mesi lo
ha condotto alla casa del Padre.
Fino alla fine con la tenacia e la caparbietà che lo contraddistingueva è stato sul suo computer
ed ha licenziato - accelerandone l'uscita - anche il primo numero
di Leonessa e il Suo Santo del 2018.
A settembre avrebbe compiuto 76 anni, 49 dei quali trascorsi da frate cappuccino, quasi tutti
nel convento di Leonessa.
Frate, professore di religione, parroco, fotografo, amante come pochi della montagna leonessana che
conosceva palmo a palmo, ma soprattutto amico. Tantissime le volte che ci siamo trovati fianco a fianco
ad impaginare la rivista, i libri delle splendide immagini di Leonessa.
Pignolo, preciso, puntuale teneva molto alla "sua" Leonessa che ha fotografato e descritto come pochi,
fissandone su pellicola e su carta pregi e difetti.
Mi mancherà l'amicizia, i confronti che avevamo sui temi più disparati e quell'ultimo sguardo
di ieri sul letto d'ospedale che è valso più di mille parole.
Sull'ultimo editoriale ha scritto:
"Cari leonessani, non rassegnamoci ma combattiamo le difficoltà per rendere migliore Leonessa.
E ricordiamoci che "Le difficoltà rafforzano la mente, come la fatica rafforza il corpo" (Seneca). "
Ci proveremo.
Buon Viaggio P.Anavio, parroco ed amico!
Alberto Paoletti
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L'ultimo editoriale
"Quello che non si osa dire ... è scritto sulla nostra rivista dal 1964!"
di Anavio Pendenza
Dopo aver letto con interesse alcuni articoli del primo numero 1990 della nostra rivista, ho avvertito il desiderio di condividere
con i nostri lettori alcune riflessioni. E la prima è scaturita dalla lettura dell’articolo del sindaco Ing. Galafro Conti, dal titolo
"Onestà di informazione": "La rivista «Leonessa e il suo Santo» rappresenta il cordone ombelicale tra la città
e le migliaia di leonessani sparsi un po’ per tutto il mondo.
Essa, entrando nelle famiglie, tiene informati tutti sulle vicende e le iniziative di casa nostra ed è capace di far prendere
coscienza ad ognuno delle possibilità di sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro comune.
Per questi motivi abbiamo il dovere di amarla e sostenerla per garantirgli secoli di vita. Perché questo si verifichi è necessario
che la rivista rimanga libera e obiettiva e rifugga dalle strumentalizzazioni e dalle notizie tendenziose".
Tali parole mi comunicano sia l’entusiasmo per continuare ad editare la rivista e sia il bisogno di comunicare con serenità ai nostri
lettori tutto ciò che riguarda la vita di Leonessa di ieri cercare soluzioni per piccoli e grandi problemi della comunità e i sindaci
scrivevano sulla nostra rivista, con un linguaggio pacato, per informare i cittadini sulle scelte più importanti e per spronarli
a partecipare ad alcuni consigli comunali aperti. Oggi non esiste più quel giusto confronto perché manca il dialogo per cogliere le
necessità del quotidiano del cittadino e della comunità.
Le cause di questo malessere sono numerose, mi soffermo tuttavia su una che ritengo fondamentale: il non avvicendamento di
alcune persone alla direzione dei ruoli più rappresentativi sia nell’ambito civile che in quello religioso.
Mi è capitato di ascoltare alcune persone delle Istituzioni che in momenti di sconforto si sono espresse più o meno con queste
parole: "Forse gli altri potranno fare meglio di noi... Forse, dopo tanti anni di responsabilità, siamo stanchi e abbiamo bisogno di
riacquistare l’armonia con noi stessi, con gli altri e con Dio... Forse dobbiamo promuovere la presenza delle donne nelle
nostre istituzioni ...".
Facendo poi un confronto fra i collaboratori del 1990 con quelli di adesso, ho notato che in quegli anni erano numerosi coloro
che scrivevano sulla nostra rivista, e attraverso i loro articoli si allacciavano rapporti umani con la redazione e con tutta
la comunità leonessana.
Oggi invece i collaboratori si possono contare sulla punta delle dita. E questo mi porta a fare la seguente amara constatazione:
i nostri lettori e in particolare i giovani hanno perso l’entusiasmo di scrivere per il bene del loro paese perché già sanno
di non essere ascoltati da chi amministra la "cosa pubblica".
E tale convinzione produce nella loro coscienza la sfiducia nelle istituzioni e il rifiuto dell’autorità.
Ho letto poi la rubrica "Franciscu e Pippinu", due «compari» che facevano sorridere anche quando parlavano di cose che non
andavano bene a Leonessa, e allora lo potevano fare anche con parole pungenti, ma il risultato era scontato:
i leonessani residenti e oriundi erano uniti e pieni di creatività.
Da decenni manca questa rubrica perché le nuove generazioni hanno perso il dialetto, e così Leonessa non ha più un
valido strumento di interazione sociale di attualità della loro cittadina, fatta di contraddizione ma anche di tradizione
e di valori genuini.
Un’ultima osservazione che vorrei fare, e non meno importante, è questa: nella rivista di oggi mancano le cronache. Le cause
possono essere attribuibili allo spopolamento, ai social network o a un sito internet.
Ma questi nuovi rapporti sociali non devono allontanare i nostri giovani dalla rivista, strumento utile per conoscere la
vita della nostra comunità, per riflettere sugli avvenimenti del nostro tempo e per raccontare notizie ed esporre opinioni.
Questi elementi sono la «bussola» che orienta il cittadino verso un autentico pluralismo.
Cari leonessani, non rassegnamoci ma combattiamo le difficoltà per rendere migliore Leonessa.
E ricordiamoci che "Le difficoltà rafforzano la mente, come la fatica rafforza il corpo" (Seneca).
Sito ufficiale della rivista Leonessa e il suo Santo, Edizioni Leonessa e il Suo Santo - Leonessa (Rieti)
Padri Cappuccini Leonessa - Viale F.Crispi, 31 - 02016 Leonessa (Rieti) - e-mail: suosanto@libero.it copyright 2020 - "Leonessa e il Suo Santo"
Salvo esplicite eccezioni, gli articoli sono liberamente riproducibili citando la fonte "www.leonessaeilsuosanto.it"