Editoriale n. 257 - marzo - aprile 2008 


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Leonessa e il suo Santo marzo-aprile 2008


L’azione politica
di Anavio Pendenza

In questi ultimi anni si è affermata nei cittadini la sfiducia nella politica. Alcuni palesemente manifestano la volontà di rimanerne fuori, altri invece vogliono entrarci ma solo per perseguire interessi personali o di parte, altri ancora - e sono pochi - ne connotano l’azione come un evento messianico. Tutti dobbiamo avere in considerazione la politica perché è iscritta nella natura sociale dell’uomo e per il credente deriva dalla volontà di Dio. Se ispirata da principi del bene comune realizza i diritti e si pone al servizio fondamentale della persona.

Ho già scritto nell’ultimo numero della nostra rivista in che cosa consista il bene comune, ora alla luce di quelle riflessioni riaffermo che è proprio in funzione di questo bene che esiste l’azione politica. La chiesa nei numerosi documenti della “Dottrina Sociale” addita l'azione politica come «forma esigente di carità» e «degna di lode e di considerazione»; tutti i cittadini hanno il diritto e dovere di approvare l’ordinamento politico, di eleggere i governanti e di controllare il loro operato.

Tutti i cittadini partecipano - secondo le loro condizioni e situazioni storiche - alla gestione di molti servizi come l'educazione, la cultura, la sanità, ambiti principali per realizzare il bene comune. I nostri governanti devono conseguire il bene comune rispettando e sostenendo i diritti delle persone, attraverso il potere esercitato per il popolo e con il popolo.

Affidando ai partiti le nostre speranze dobbiamo scegliere le persone che considerano l’autorità come servizio mirato alla promozione e all’uguaglianza e non come mezzo per conseguire i loro interessi o per gratificare il bisogno di essere superiori agli altri.

E’ importante in questo momento storico l’unità politica di programma e di partito, ma è altrettanto importante scegliere quei governanti che si distinguono per rigore morale ed etico, per attenzione alle persone, per spirito di servizio e professionalità. Il bene comune non può essere subordinato all’interesse proprio e di partito. C’è solo da aspettare poco per sapere se il nostro Paese potrà essere davvero governato non da una maggioranza risicata bensì da una forte coalizione in grado di operare scelte più virtuose volte a conseguire il bene comune.

Speriamo di veder realizzato l’appello ai cittadini prima della campagna elettorale del nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “... Mostriamo di avere consapevolezza del fatto che il Parlamento non è dei 630 deputati più 315 senatori che hanno il problema di vedersi confermato lo scanno. No, il Parlamento è nostro, è del Paese e saremo noi a «figliarlo » con il nostro voto, da esercitare in piena coscienza, libertà e competenza, fuori da prese di posizione sterilmente partigiane. Se così faremo, sicuramente potremo aspettarci una stagione costruttiva”.
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