Editoriale n. 266 settembre - ottobre 2009  
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Leonessa e il suo Santo
settembre - ottobre 2009


Quale turismo per Leonessa?
di Anavio Pendenza

Gli operatori ed esperti delle realtà turistiche avevano fatto delle previsioni per il 2009 indicando una diminuzione sia negli arrivi di turisti italiani che stranieri. A Leonessa all'inizio del 2009 serpeggiava tra la gente un certo pessimismo e tutti erano convinti che sarebbe venuta meno gente per trascorrere le ferie estive.

Alla fine dell'estate gli addetti al settore commerciale hanno riscontrato un afflusso turistico più o meno come negli anni passati: le case chiuse si sono riaperte al sole d'estate, semmai gli alberghi hanno accusato una riduzione di presenze ed hanno accolto soprattutto persone anziane. Alla fine di agosto un esercente di un negozio si è sfogato così: ''Che lavoro strano è il nostro, in agosto tanto lavoro per il grande afflusso di turisti, domani 31 agosto possiamo anche chiudere?''. Non può durare una stagione turistica solo trenta giorni, servono almeno otto, nove mesi se vogliamo offrire possibilità concrete di lavoro. Questa è la debolezza del turismo leonessano! A questa debolezza se ne possono aggiungere altre, quali: mancanza di strutture turistiche, collegamenti viari difficili, costi elevati dei generi di prima necessità?

Anche il turismo religioso - Leonessa possiede il santuario di S. Giuseppe, i conventi, le chiese ricche di bellezze artistiche - non si è mai sviluppato, tanto meno in questi ultimi anni per i pochi sacerdoti e per il mancato coinvolgimento diretto alla cura del Santuario da parte dei religiosi cappuccini. Che assurdità!

Si deve, tuttavia, rilevare l'impegno del Comune e delle Pro Loco di Leonessa e frazioni che non hanno fatto mancare i servizi necessari e hanno lavorato per attirare i turisti nel leonessano con la cultura e la gastronomia, con le feste patronali e le sagre, con gli spettacoli e la musica. Sono stati potenziati alcuni servizi per far trovare il visitatore a casa sua. Da apprezzare alcune iniziative come quella di Luigi Nicoli, redattore della nostra rivista, per conto della quale ha organizzato delle visite guidate a Leonessa ed in alcune frazioni; quella del club alpino per far scoprire le bellezze naturali di tutto l'altipiano; quella del dottore Marco Pulcini che ha scelto Leonessa per un corso di aggiornamento in Medicina Manuale.

Il turismo di Leonessa tuttavia crescerà se tutti i cittadini s'impegneranno a dare il loro contributo, perché tutti siamo portatori di valori. Diceva Marianne Williamson: «La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda, è di essere potenti oltre ogni limite. È la nostra luce e non la nostra ombra a spaventarci di più. Ci domandiamo: ''Chi sono io per essere brillante, pieno di talento e favoloso?''. In realtà chi sei tu per non esserlo? Siamo figli di Dio. Il tuo mantenerti ad un profilo basso, non serve al mondo. Non c'è nulla di illuminato nello sminuire se stessi, nel far sentire insicure le persone intorno a te. Siamo tutti fatti per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi. Non c'è solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi. Ogni volta che facciamo risplendere la nostra luce interiore, diamo incosciamente la possibilità agli altri di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri».

Nell'ultimo numero dicevo che per essere buoni governanti i nostri amministratori dovrebbero avere il carisma politico. Ma per fare del bene, tutti abbiamo un carisma, una grazia divina, tutti possiamo agire con questo dono di Dio, tutti dobbiamo essere convinti, che il bene vince sempre il male. Cosa ci manca per non vedere questo bene o questa luce intorno a noi? Ci manca l'umiltà! Ciò che si deve vedere in noi sono le opere che Dio ha compiuto e compie in noi, non la nostra superbia, non l'atteggiamento del «so tutto io».

Essere umili come i re Magi, come la Madonna che ha riconosciuto che Dio l'ha resa capace di fare grandi cose per gli altri. Questa virtù è la straordinaria risorsa della nostra personalità: «... Posso tutto in Colui nel quale ho posto la mia speranza?». Accettare Dio significa assumere la Sua volontà, la Sua intelligenza e il Suo amore come guida della nostra vita. Certamente, con questa virtù sia turisti che operatori del turismo sapranno far risplendere il buono e il bello.
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