Editoriale n. 293 - marzo - aprile 2014  
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Leonessa e il suo Santo
marzo - aprile 2014


Leonessa: le conseguenze dello spopolamento dopo cinquant'anni

di Anavio Pendenza


Leggendo i primi numeri della nostra rivista "Leonessa e il suo Santo", in particolare gli editoriali, le lettere al direttore e le cronache, si nota come gli autori degli articoli parlino dei problemi, dei desideri e delle esigenze che riguardano Leonessa sotto l'aspetto culturale, economico, sociale e religioso. Dopo cinquanta anni la nostra rivista rimane fedele nel descrivere la stessa realtà leonessana. Per questa scelta editoriale la rivista è sempre molto attesa dai nostri lettori specialmente da quelli lontani perché appaga la sete nostalgica per il loro paese natio.

Con questa pagina vorrei soffermarmi su un aspetto molto importante della realtà sociale di Leonessa che è quello dello spopolamento che già veniva descritto nei primi numeri della rivista dal direttore responsabile Andrea D'Ascanio con queste chiare parole: "Il lavoro, lo studio e il desiderio del lavoro fanno prendere a molti la strada di Roma o all'estero. Tanto esodo è amaro per chi resta; forse lo è di più per chi parte". Dopo cinquant'anni da quell'esodo si possono fare oggi ulteriori riflessioni sul fenomeno. Quelli che rimasero negli anni '60 assicurarono con la loro presenza vita e continuità delle tradizioni, ma sono diventati col trascorrere degli anni anziani e a mano a mano sono tornati alla Casa del Padre. Basti pensare che nel 1961 Leonessa aveva 4.451 abitanti ora sono 2.400, e di questi purtroppo la stragrande maggioranza è composta da anziani. Fra qualche anno chi vivrà vedrà uno spopolamento più repentino e dovrà affrontare altre problematiche. Per tamponare lo spopolamento servirebbe lo sviluppo dell'industria del turismo, il recupero dell'artigianato tradizionale e lo sviluppo di coltivazioni e allevamenti biologici. Per migliorare il turismo si sono realizzate alcune necessarie infrastrutture, ma Leonessa è rimasta ancorata ad un turismo di «ritorno» ad opera degli emigrati.


panorama Leonessa - Panorama

Una delle cause del mancato sviluppo è la posizione scomoda di Leonessa. I romani ad esempio hanno facilità a raggiungere i campi da scii di Campo Felice dell'Aquila attraverso l'autostrada A 24. E così anche gli sportivi ternani hanno più vicino il Terminillo attraverso i nuovi collegamenti treno-bus. Per arrivare invece a Leonessa i romani dovrebbero percorrere più chilometri trovando la strada Salaria per Rieti molto trafficata e con limiti di velocità, i ternani dovrebbero percorrere una strada con tutte curve e a volte pericolosa. Ma Leonessa non perde la speranza per il suo avvenire perché, oltre ad avere un ricco patrimonio artistico, possiede una natura incontaminata e fruibile e una superfice territoriale di circa 50 kmq, di essa 6.000 ettari sono coltivati, la restante superficie è costituita da montagne con estesi pascoli e boschi di alto fusto, cedui e macchie. Desidero ora ricordare, seppure in breve, le cause dello spopolamento, comune a tutti i paesi di montagna d'Italia. Le più importanti sono: il basso reddito percepito dalle attività tradizionali, la mancanza di servizi, le condizioni climatiche, gli stili di vita meno comodi di quelli della città, desiderio in genere di condizioni sociali migliori, i mancati interventi da parte del governo a favore della montagna.

Coloro che sono rimasti a Leonessa amano questa terra, sentono le loro radici, la considerano bella, perché ancora nascono i bambini, perché è piena di calore umano, perché si mangia bene, perché si respira l'aria salubre, perché è meta potenziale per un turismo legato alla salute e al benessere. I leonessani poi sanno bene che l'Italia ha bisogno di cittadini disposti a restare nel loro paese, come testimoni di sentimenti, di parsimonia, di rispetto di fronte all'universo, soprattutto per l'unicità del patrimonio culturale, delle tradizioni e dei prodotti del territorio. E sanno ancora bene, come canta Francesco De Gregori, che «i vetri alle finestre sono rotti e il tetto è da buttare/ se non lo fanno subito fra un po'/ non ci sarà più niente da aggiustare».

Lo spopolamento di oggi, a differenza di quello di cinquant'anni fa, ha generato numerosi nuclei familiari composti da una sola persona. Alcune persone più anziane hanno la compagnia della badante, altre invece vivono sole. E ad aggravare la solitudine delle persone sole o meno sole è la distanza da altre case abitate e questa situazione è più vistosa nelle frazioni. Si sente davvero l'urgenza di una organizzazione che possa svolgere una funzione non solo sulla difesa del territorio ma anche sul sociale, sull'assistenza e su altri aspetti. Già fanno molto le forze dell'ordine con la loro presenza. Ma il territorio è vasto e le frazioni sono 38! È un aspetto che dovrebbero avere sempre presente le istituzioni locali specialmente le parrocchie, che attraverso il "piano pastorale" potrebbero coinvolgere sempre di più i fedeli in una corresponsabilità e nell'essere testimoni dell'amore di Dio.




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