Editoriale n. 304 - gennaio - febbraio 2016  
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Leonessa e il suo Santo
gennaio - febbraio 2016


C'è ancora vita a Leonessa?

di Anavio Pendenza


Mettendo a confronto la vita leonessana di oggi con quella degli anni passati non si può che dedurre che a Leonessa c'è poco entusiasmo, poca determinazione nel fare le cose e poca speranza nel futuro. Chi vive stabilmente a Leonessa vede con i propri occhi che le presenze dei turisti in questo paese sono ridotte al lumicino e che le poche risorse del settore agricolo e quelle dell'allevamento del bestiame non sono in crescita. Sono tuttavia i pochi agricoltori e i pochi allevatori che contribuiscono allo sviluppo del turismo legato alla buona cucina.

È necessario tuttavia da parte di chi governa sostenere il settore agricolo nell'interesse di tutta la collettività. E gli agricoltori e allevatori sono chiamati a rispettare le certificazioni di origine controllata e i marchi di qualità. Alcuni produttori locali sono già sulla buona strada! Solo così il turista sarà invogliato a frequentare i nostri luoghi perché avrà scoperto che il nostro paese sa offrire prodotti locali appetibili e unici. Il cammino per conseguire questo obiettivo è in salita perché manca in questo paese l'unità nella pluralità.

Leonessa Coloro che detengono il potere nei vari ambiti della vita cittadina non si interrogano sulle loro responsabilità di fronte a certi fallimenti e ritardi. Costoro per non ammettere i propri sbagli si aggrappano a qualche causa oppure cercano di trovare un capro espiatorio. Questo modo di risolvere i problemi offre loro solo l'illusione di salvaguardare unicamente la propria immagine. Abbiamo bisogno di uomini e donne che riescano a percepire le cose in modo reale e sappiano scoprire le cause della crisi, sappiano soprattutto ascoltare le ragioni degli altri per arrivare alla soluzione dei problemi.

  Considerando poi di avere un grande Santo, Giuseppe da Leonessa, è spontaneo fare ora una breve riflessione sul turismo religioso. Nel 1946 Padre Tolmino Zelli stampò un solo numero di un bollettino: "Leonessa e il suo Santo", e c'era un articolo dal titolo: "La tomba di un grande Santo sconosciuta". Padre Zelli offriva ai devoti di S. Giuseppe da Leonessa un'analisi attenta sulla situazione del turismo religioso. Suggeriva alcuni mezzi per far conoscere il nostro Santo fuori di Leonessa. Da allora si è fatto tanto a Leonessa sia per quanto riguarda la conoscenza del Santo che nella realizzazione di strutture alberghiere e di esercizi commerciali. Dal 1964 si stampa la rivista "Leonessa e il suo Santo", promotrice della conoscenza del Santo e della vita della cittadina.

Dal 1989 la parrocchia intitolata "San Giuseppe da Leonessa" è affidata alla comunità dei frati Cappuccini di Leonessa. Nonostante queste iniziative S. Giuseppe da Leonessa è ancora poco conosciuto. Non si è realizzato il grande desiderio di molti devoti di vedere nel Santuario una famiglia religiosa che a tempo pieno ne zeli la devozione, ne curi il decoro. Oggi tale desiderio si è affievolito non solo negli animi dei fedeli ma anche in quelli delle autorità religiose. Oggi, quanti tra i suoi devoti si danno da fare per promuovere la sua conoscenza e il suo culto? Ad occuparsi del Santo ci sono solo poche persone della Confraternita, ma queste si occupano soprattutto della manutenzione ordinaria e straordinaria del Santuario: è più facile tuttavia costruire templi di pietra che costruire una comunità cristiana che annuncia, celebra e testimonia il Vangelo!

Le persone del nostro paese sono prettamente anziane ma hanno sempre visto in San Giuseppe un saldo punto di riferimento: i giovani invece che sono pochi vanno verso altri ideali e altri incontri.

Si può concludere allora che il futuro di Leonessa avrà meno vitalità e che gli operatori del turismo dovranno valutare il potenziale turistico del nostro territorio per ridurre al minimo il rischio in investimenti sbagliati.
 


























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