Leonessa e il suo Santo
marzo - aprile 2014
Leonessa:
le conseguenze dello spopolamento
dopo cinquant'anni
di Anavio Pendenza
Leggendo i primi numeri della nostra rivista "Leonessa e il suo Santo", in particolare gli
editoriali, le lettere al direttore e le cronache, si nota come gli autori degli articoli parlino
dei problemi, dei desideri e delle esigenze che riguardano Leonessa sotto l'aspetto
culturale, economico, sociale e religioso. Dopo cinquanta anni la nostra rivista rimane fedele
nel descrivere la stessa realtà leonessana. Per questa scelta editoriale la rivista è sempre molto
attesa dai nostri lettori specialmente da quelli lontani perché appaga la sete nostalgica per il
loro paese natio.
Con questa pagina vorrei soffermarmi su un aspetto molto importante della realtà sociale
di Leonessa che è quello dello spopolamento che già veniva descritto nei primi numeri della rivista
dal direttore responsabile Andrea D'Ascanio con queste chiare parole: "Il lavoro, lo studio e
il desiderio del lavoro fanno prendere a molti la strada di Roma o all'estero. Tanto esodo è amaro per chi
resta; forse lo è di più per chi parte". Dopo cinquant'anni da quell'esodo si possono fare oggi ulteriori
riflessioni sul fenomeno. Quelli che rimasero negli anni '60 assicurarono con la loro presenza
vita e continuità delle tradizioni, ma sono diventati col trascorrere degli anni anziani e a mano
a mano sono tornati alla Casa del Padre. Basti pensare che nel 1961 Leonessa aveva 4.451 abitanti
ora sono 2.400, e di questi purtroppo la stragrande maggioranza è composta da anziani. Fra qualche
anno chi vivrà vedrà uno spopolamento più repentino e dovrà affrontare altre problematiche.
Per tamponare lo spopolamento servirebbe lo sviluppo dell'industria del turismo, il
recupero dell'artigianato tradizionale e lo sviluppo di coltivazioni e allevamenti biologici. Per
migliorare il turismo si sono realizzate alcune necessarie infrastrutture, ma Leonessa è rimasta
ancorata ad un turismo di «ritorno» ad opera degli emigrati.