Concepimento e nascita di Leonessa e il suo Santo
Concepimento e nascita di "Leonessa e il suo Santo"
rivista di vita leonessana
di +Giuseppe Chiaretti
Posso dire di essere stato coinvolto sia
nel concepimento come nella nascita
della rivista, e cioè dal febbraio 1964
all'agosto 1969. Posso dire di conoscere antefatti
e progetti essendone stato parte attiva
e direttiva, continuando poi anche negli anni
dell'episcopato a farmi presente or più or
meno con articoli di varia natura, come può
vedersi negli indici generali della rivista
diretta però da altri.
Il tutto cominciò con una visita del Superiore
Provinciale dei Cappuccini d'Abruzzo
p. Antonio da Serramonacesca, entrato nelle
grazie dei leonessani per la bella Icona Mariana
(un mosaico della Scuola Vaticana) collocata
nel 1962 sul fronte della Porta Spoletina in
sostituzione d'un affresco deteriorato, a suo
tempo molto onorato anche da San Giuseppe.
Ero parroco ad Ocre. Durante la novena di
febbraio p. Antonio venne a farmi visita ad
Ocre per propormi di impegnarmi in una
nuova avventura culturale. Era in quei giorni
alla stampa, edito dall'Ordine dei Cappuccini,
il mio voluminoso Archivio Leonessano, con
descrizione dei tanti documenti riguardanti i
processi canonici di San Giuseppe, raccolti
dal postulatore leonessano di quella causa p.
Girolamo Pulcini, con molte notizie riguardanti
anche l'Ordine Cappuccino. L'opera fu molto
apprezzata dall'Istituto Storico dell'Ordine e
fu da esso pubblicata con prefazione di p.
Melchiorre da Pobladura, poi Segretario della
Congregazione dei Santi.
Si trattava ora di
dar vita ad un vero periodico riguardante San
Giuseppe da Leonessa. C'era già il periodico
del Santuario,
Sveglia, redatto dai due parroci
con cronache religiose e civili, dove già scrivevo,
ma era poco più di un foglio, mentre le feste
centenarie della canonizzazione nel 1946 avevano
visto la comparsa dell'antenato di
Leonessa
e il suo Santo, e cioè un foglio con questo
titolo, che accompagnò i pellegrini leonessani
e amatriciani, guidati da p. Tolmino Zelli, da
Roma a Leonessa.
Fu subito dopo la guerra
ma già si pensava ad una vera e propria rivista
come l'avevano altri Santuari. Il progetto mi
piacque e accettai, mettendomi subito al
lavoro. Centro redazionale non poteva essere
che il convento dei Cappuccini, che assicurava
la continuità dell'iniziativa, assumendo anche
la titolarità giuridica della rivista. Quanto
alla redazione, pensai ad una sorta di "collettivo"
(si respirava già aria del '68) di collaboratori
leonessani con diverse competenze culturali
(storia del Santo e del suo culto, cronaca
religiosa - vita pastorale - vita sociale della
città, folklore, storia locale, bozzetti di vita
ecc.). E partimmo.
Ci sarebbe da fare il nome anche di tanti
collaboratori, che sono però menzionati nelle
pagine di copertina, ora abituali ora occasionali,
ma si correrebbe il rischio di dimenticare
qualcuno e si farebbero torti. Eppure qualche
nome bisogna farlo: da Peppino Ciavarelli,
che inventò gli arguti e ridanciani dialoghi
in lingua leonessana tra Pippinu e Franciscu,
p. Gian Maria da Spirano con la vita del
Santo, Mauro Zelli con figure e pagine di
storia leonessana, Vincenzo Palla con argomentate
cronache locali, Elido Dionisi con
la grammatica della "lingua" locale, i cappuccini
p. Luigi da Cerchio ottimo disegnatore
e p. Andrea da L'Aquila come rappresentante
della proprietà, i parroci d. Giovanni Bertassi
e d. Antonio Conte con le note religiose,
Goffredo Rauco con la sue prime sculture,
Cesare Verani di Rieti con le sue note artistiche,
Mario Ranalli il "professore" per antonomasia
dei mesi estivi, e Marino Boccanera, che
voleva "tantu bene a lu paese sìa che solo issu
ne putìa parlà male e nisciun'aru!" e tanti
altri che s'aggiunsero con il passare degli
anni e che non è possibile neppure menzionare.
Si vedano i corposi indici della rivista.
Io mi impegnai a scrivere tutto quello che
riguardava il Santo, ma anche la storia di
Leonessa, avendo cominciato in quegli stessi
anni le ricerche nelle carte angioine di Napoli,
che portarono alla scoperta di Gonessa, antenata
di Leonessa, borgo natale della dinastia
degli angioini della Val d'Oise ad est di Parigi
e a poca distanza da essa, nei pressi dell'aeroporto
Charles De Gaulle.
A questo punto è d'obbligo dire qualcosa
sui rapporti con il Santuario e con il suo periodico
"Sveglia", redatto già da dieci anni
dai due parroci. L'idea di una rivista leonessana
non dispiacque al rettore del Santuario mons.
Pio Palla, che fu il primo offerente (come
può vedersi nell'elenco degli oblatori/abbonati);
la fine di Sveglia però poteva comportare
anche la temuta rarefazione di offerte verso il
Santuario, gestito dall'apposita Confraternita
laicale, che viveva con offerte libere o richieste
di volta in volta per lavori o iniziative. Il problema
era vero, e fu in qualche modo risolto
con la sollecitazione e l'accoglienza di offerte
specifiche per iniziative rilevanti del Santuario.
Per questo si provvide subito alle urgenti necessità
del restauro dell'antico organo settecentesco
del tedesco Werlè, assai deteriorato
per i lavori della nuova facciata del Santuario
(calcinacci e polvere, rovina del somiere -
cassa dell'organo - recupero dei registri: ne
funzionavano solo sette su tredici!, integrazione
delle canne mancanti! ecc.). Ne scrissi subito
nella rivista, chiedendo offerte e proponendo
l'acquisto delle canne mancanti. Il lavoro di
restauro fu subito commissionato al maestro
organaro Alfredo Piccinelli di Padova. Al 31
agosto 1968 le offerte ammontavano a Lire
1.256.445, e le sottoscrizioni per le 155 canne
occorrenti raggiungevano quota 77 (cf. Storia
dell'organo in Leonessa e il suo Santo n. 26,
luglio-agosto 1968, pp.84-88).
Dopo un quadriennio di conduzione della
Rivista così ben avviata giunse per me l'ora
del trasferimento a Spoleto per essere "delegatus
ad omnia" del Vescovo Agresti oltre che
direttore del Centro Regionale Umbro di Pastorale
(CRUP), e successivamente vicario
generale del vescovo Alberti.
Volli però separarmi
da Leonessa promuovendo una "Giornata
Leonessana" l'11 agosto 1968, rimasta
memorabile per le iniziative promosse e
portate avanti con i giovani del Circolo Universitario
"Durante Dorio" da me fondato,
che avevano la singolare rivista ciclostilata
"La Mestecanza". Le tre iniziative prese da
me, quale ispettore dei beni culturali a ciò da
poco nominato dalla dott.ssa Mortari, furono:
1. la mostra "Leonessa da salvare", alla cui
inaugurazione parteciparono più autorità,
tra cui il Presidente di Italia Nostra, la Sovrintendente
bibliotecaria Maria Carloni, il
Sindaco ed altre autorità.
Si esposero, e furono conosciuti in quella occasione,
autentici capolavori, come lo sconosciuto
Crocifisso trecentesco allora scoperto
nel monastero di S.Giovanni, la croce argentea
di S.Maria, e varie tele più o meno mal
ridotte. Si documentarono con molte foto i
tanti scempi perpetrati al paesaggio e all'arte,
anche con l'esposizione diretta di carte d'archivio
fradice di pioggia (mettemmo un ridicolo
ombrello per coprirle dall'acqua!) o
triturate dai topi. Con opportune carte topografiche
si difese ad oltranza, contro la
ventilata urbanizzazione, l'area verde del
prato di Fornari, a salvaguardia dell'antica
cinta muraria della città lungo la via "Amor
della patria" (cf. Leonessa e il suo Santo,
n.27, pp. 105-113);
2. l'inaugurazione dell'Organo restaurato
con Concerto d'organo ed esibizione della
corale della cattedrale di Spoleto (cfr. Leonessa
e il suo Santo n. 26, p. 90);
3. il singolare graditissimo concerto vocale
della Corale giovanile leonessana, diretta da
Anna Palla in piazza 7 aprile, accanto alla
Fontana di Margherita d'Austria, avendo
per palco il rimorchio d'un autotreno! Furono
eseguiti canti subito orecchiabili in lingua
leonessana di vari autori, musicati e accompagnati
brillantemente dalla fisarmonica del
maestro Colandrea, con esibizione di suonatori
del tradizionale organetto dei pastori
( cf. Leonessa e il suo Santo n. 28, pp. 145-
151, dove sono pubblicati i testi dei vari
canti). Fu una giornata indimenticabile e
indimenticata ancor oggi!
Non posso concludere questa rievocazione
senza però far parola del mio amico fraterno
coetaneo p. Mauro Coppari, innamorato
anche lui di Leonessa e di San Giuseppe.
Penso di poter dire con verità che senza di lui
la rivista, o "il bollettino" come lui lo ha
sempre chiamato, non sarebbe cresciuto in
fama e in abbonamenti per giungere sino a
noi. Padre Mauro è stato un vero messaggero
di leonessanità e di amore al natio loco, andando
a trovare famiglie originarie di Leonessa
in vari paesi d'Italia, d'Europa e d'America,
portando ovunque il crocefisso di San Giuseppe
ai tanti anziani e malati da lui visitati. La sua
presenza non significava solo ricordo di Leonessa
e di San Giuseppe, ma anche divulgazione
del "bollettino" e raccolta di abbonamenti.
Caro padre Mauro, distrutto - possiamo ben
dirlo - dal "furto" del Crocifisso più ancora
che dalla terribile malattia, il tuo ricordo, la
tua amicizia, il tuo sorriso sono sempre con
noi! Grazie per tutto quello che hai fatto, e
per quanto mi e ci hai voluto bene! Vivi felice
nel cielo di Dio e di san Giuseppe "nostru!",
oltre che nel nostro ricordo.